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Quel vezzo che fa chic

Una gestualità libera che riscopre l'uso del ventaglio come da oltre due secoli insegna la Maison Duvelleroy

«Da che mi ricordo, ho sempre portato un ventaglio…» dice Raphaëlle de Panafieu, trentenne parigina, ricordando come il padre (che viaggiava spesso in Asia) quando era piccola portasse ogni volta a lei e alle sue due sorelle proprio un ventaglio. Un giorno ne volle acquistare uno con i suoi soldi: ma i ventagli asiatici, così come quelli spagnoli che trovava sui lungomare delle spiagge, non erano affatto di suo gusto. Certo, svolgevano sempre la loro funzione, ma erano troppo “asiatici” o troppo “spagnoli”: non corrispondevano insomma alla moda. Lei voleva qualcosa di meglio. Ed è così che è iniziata l’avventura. 2009: Raphaëlle lavora per Ventilo, marca di prêt-à-porter femminile dell’alto di gamma, in qualità di responsabile della ricerca presso i department stores asiatici, dell’America del Nord e del Medio Oriente. Eloïse Gilles, dopo essere passata per Louis Vuitton, lavora sulle marche di lusso e sulla loro identità. Hanno appena trent’anni. E insieme decidono di resuscitare il ventaglio. 

Facile a dirsi: non così facile a farsi. Perché di specialisti nella realizzazione dei ventagli, a Parigi, non ne esistono praticamente più. 
Finiscono per incontrare il discendente di Duvelleroy: storica maison, fornitore ufficiale di tutte le corti europee del XIX secolo e anche inventore del famoso «linguaggio del ventaglio». E lì hanno un colpo di fortuna: la proprietaria aveva conservato tutto! Tutti gli archivi sin dalla creazione della maison, nel 1827: i calchi, le piume, i disegni, le paillettes, gli utensili, e naturalmente i cartamodelli.
Una vera miniera d’oro. Eloïse Gilles e Raphaëlle de Panafieu acquistano la società. Siamo nel 2010: la bella addormentata si appresta dunque al risveglio. Ma non senza dover affrontare la sfida più gravosa: la tecnica.  Raphaëlle ha fatto Scienze politiche, Eloïse l’Essec (grande scuola parigina di business). Sono stiliste, ma non artigiane. Hanno dunque dovuto impegnarsi ad apprendere e a comprendere come funziona un ventaglio, a sezionarlo, analizzarlo. Potendo per fortuna contare sul grande aiuto dell’erede della maison Duvelleroy. «Abbiamo realizzato i primi cartamodelli basandoci sui disegni riportati sull’Encyclopédie Universelle alla parola “éventailliste”», ricorda ora Raphaëlle; «è così che abbiamo compreso tutta la geometria del ventaglio». E poi è stato naturalmente necessario apprendere il vocabolario degli artigiani, padroneggiarne la lingua e trovare infine degli ottimi realizzatori. 

Eloïse e Raphaëlle hanno oggi acquisito piena legittimità: una decina di artigiani (scultori, incisori, ricamatori, nobilitatori, plissettatori…) lavorano alla confezione dei ventagli «haute-façon» di Duvelleroy. E i riconoscimenti non mancano: quest’anno la loro piccola avventura ha ricevuto il riconoscimento di «Impresa del patrimonio vivente» da parte dello Stato francese, così come il premio «Talento dell’Originalità» assegnato dal Centre du Luxe et de la Création di Parigi. Per il leggendario Moulin Rouge hanno realizzato dei ventagli utilizzando le stesse piume di struzzo rosse che le ballerine indossano in scena. E la riabilitazione del ventaglio è in marcia. Anche se alla fine, spiegano, ciò che sembra scomparire al giorno d’oggi non è tanto l’artigianato o il savoir-faire, quanto l’utilizzo. «Oggi le donne non hanno più le mani libere. Si ingombrano con cellulari, sigarette, borse… Una gestualità gratuita è diventata un vero lusso: come quella di poter usare un ventaglio». 

 

Ed è quindi lusso ciò che loro offrono: madreperla e piume di fagiano, corno e piume di struzzo… Duvelleroy presenta due collezioni ogni anno. Tra gli ultimi modelli vi è il «Brush»: un foglio in organza di seta dipinta a mano con foglia d’oro e d’argento, e montatura in ebano. E per loro stesse? Raphaëlle ne porta in borsetta uno che ha 112 anni: tutto in madreperla e paillettes, l’ha comprato a un’asta a Drouot proprio prima di acquistare la maison. «Mi è costato molto caro, ma lo porto sempre con me: in estate come in inverno». E dato che queste signore sono anche donne del loro tempo, nonché degli assi del marketing, hanno fatto entrare il ventaglio da Colette, il tempio dello stile parigino. 
La loro idea geniale: associarsi a degli stilisti per dei semplici ventagli in carta, ognuno con un messaggio. Come «Air Conditioning» di Jean-Charles de Castelbajac, che si è così ritrovato in tutte le prime file delle sfilate parigine. Un lusso artigianale per un oggetto senza tempo.

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