Interviste

Giovanni Poggi: il sogno di un ragazzo

Intervista al maestro di Ceramiche San Giorgio

La storia delle Ceramiche San Giorgio inizia con il sogno di un ragazzo, Giovanni Poggi, che fin da giovanissimo voleva fare ceramica e aprire un’importante fornace.
Decide di farlo nella sua città natale, Albisola, capitale ligure della ceramica con una lunga tradizione artigianale: così, nel 1958, la manifattura San Giorgio apre le sue porte, grazie al sodalizio tra il maestro e i suoi due collaboratori Eliseo Salino e Mario Pastorino.
Sono anni di sperimentazione, ricerca e grandi cambiamenti, dove la cittadina è un vero palcoscenico per l’arte della ceramica e il laboratorio di Giovanni Poggi uno dei protagonisti di questa rivoluzione. Nella fornace hanno lavorato numerosi artisti di fama internazionale, e negli anni si è affermata come un vero punto di riferimento per la ceramica italiana. Oggi, la storia dell’atelier continua con la stessa passione di una volta, nella tradizione e nella continuità.

Quale è la sua storia e quando si è avvicinato al mondo della ceramica?
Fin da bambino ero affascinato dalla ceramica e amavo osservare le pentole che venivano fatte asciugare “en plein air”. Così mi sono avvicinato al mondo dell’arte, e infatti fin da piccolo dicevo a mia madre: “Vorrei diventare ceramista”.
La mia avventura inizia dopo il congedo militare, quando decido di lasciare Albisola per lavorare nella fabbrica di ceramica C.A.S. – Ceramiche Artistiche Santa Margherita Ligure, dove vivo una tappa importante della mia vita. Lì conosco Giuseppe Pinelli, proprietario della manifattura, che fin da subito mi tratta come un figlio.
Dal 1955 al ‘57, alla C.A.S. ho imparato nuove tecniche, mettendo momentaneamente da parte gli insegnamenti della ceramica albisolese e imparando a utilizzare, per la prima volta, gli smalti che anni dopo avrei adoperato alla San Giorgio – applicati a ciotole dai contorni frastagliati che ebbero un grande successo, perché ad Albisola i colori così accesi erano una novità assoluta.

Alla fine del 1957 termino l’esperienza alla C.A.S. e con entusiasmo ritorno a Albisola dove lavoro per alcuni mesi alla F.A.C. – Fabbrica Albisolese Ceramiche. Qui incontro il direttore artistico Eliseo Salino: nasce subito non solo una vera amicizia ma anche un proficuo sodalizio lavorativo con lui e con Mario Pastorino. Dalle nostre discussioni scaturirà il desiderio di aprire una nostra manifattura di ceramica.
Ma il cammino non è semplice. Occorre prima trovare un luogo adatto. Subito i nostri pensieri si rivolgono alla sede della fabbrica Piccone ad Albissola Marina, un’ex fornace di ceramica, ma le trattative non sono semplici perché la proprietaria non vuole affittare i locali a ceramisti. Il padre di Salino però riesce a convincerla, assumendosi la responsabilità dei pagamenti. Abbiamo inaugurato la fornace nel mese di aprile, il giorno di San Giorgio: per questo abbiamo deciso di chiamarla con il nome del santo.

Quali sono gli stili e le tecniche che predilige?
Albisola è rinomata per la tradizionale decorazione “bianco blu” o “Antico Savona”, che fu introdotta dalla famiglia Guidobono nella metà del XVII secolo. Il decoro, che include solitamente una figura umana inserita in un paesaggio dove compare un castello, ha reso celebre Albisola in tutto il mondo. Tuttavia, personalmente mi sento più incline all’uso del colore, infatti amo gli smalti lucidi e brillanti che caratterizzano la produzione moderna della San Giorgio, come i vasi a “cicogna”, così chiamati perché hanno il collo molto fine e lungo e sono caratterizzati da un cromatismo acceso.

Che influenza hanno avuto gli artisti del Novecento come Lucio Fontana, Asger Jorn e Wifredo Lam, che si sono stabiliti ad Albissola tra gli anni ‘50 e ‘60, e sono passati dalla sua manifattura per realizzare le loro opere?
Ho avuto la fortuna di lavorare con importanti artisti del secondo Novecento, ognuno dei quali mi ha dato insegnamenti utili. Tra artista e artigiano nasce spesso un significativo sodalizio lavorativo, e di ognuno di loro conservo tanti ricordi. Fontana per esempio era sempre molto elegante, amava vestire di bianco e indossava spesso un copricapo rosso di tela. Si spostava con la bicicletta, con la quale andava nelle fornaci a lavorare l’argilla. Ha frequentato la San Giorgio nel 1962- 1964, quando ha realizzato un grande piatto di un metro di diametro e ha modellato vasi originalissimi. Disegnava lui stesso le forme e io le foggiavo al tornio. Ancora adesso sul muro del laboratorio sono visibili i suoi disegni. Un segno, una testimonianza tangibile del suo operato.

Quando Asger Jorn arrivò a Albisola era già noto, e la sua arte era riconosciuta a livello europeo. Aveva organizzato insieme a Sergio Dangelo gli “Incontri Internazionali della Ceramica” che si tennero nel 1954. Nel 1959 Jorn realizzò alla San Giorgio il pannello collocato ad Aarhus, in Danimarca. Abbiamo impiegato circa tre mesi di lavoro perché era di 90 metri quadri, e all’epoca era considerato il pannello più grande del mondo! Procedevamo in settori di 3 metri quadri per volta, che venivano poi selezionati, lasciati asciugare, svuotati e numerati, per un totale di 1250 formelle irregolari. Jorn utilizzava il rosso, il giallo, l’arancione, il blu e il turchese. Erano smalti a base di selenio che all’epoca erano costosissimi. Si preparavano a secchi da 10 chili l’uno, e Jorn li gettava con impeto sopra l’argilla modellata.

Molti sono i ricordi che mi legano al pittore cubano Wifredo Lam. Era un lavoratore infaticabile, e amava dipingere in ambienti sereni. Per questo chiudevamo il laboratorio con delle tende, perché non fosse disturbato da nessuno. Lavoravamo gomito a gomito, e per me è stato un grande onore poter ospitare un artista così importante. Io gli fornivo indicazioni sui colori, sugli smalti, sugli ossidi. Lui era solito lavorare chino, manteneva la stessa posizione per ore e ore senza stancarsi o lamentarsi. Amava sperimentare nuove tecniche pittoriche, abbinate a un cromatismo acceso ed era curioso di conoscere il risultato dell’opera. Lam ha eseguito un’ampia produzione che spaziava da piatti a vasi, da pannelli a piastre. Molti di questi capolavori si trovano ora nei più prestigiosi musei del mondo, altri li conservo gelosamente per poterli esporre nelle collettive e mostrarli con orgoglio al pubblico.

Ad oggi com’è organizzato il laboratorio? Ha dei collaboratori che la assistono nella produzione?

La manifattura San Giorgio è una fornace a conduzione famigliare, nella quale lavora mio figlio Matteo, a cui ho insegnato a lavorare al tornio; Silvana Priametto, che negli anni Sessanta era l’unica donna torniante, e che conosce tutte le tecniche di lavorazione della ceramica; e Luisa Delfino, la preziosa decoratrice della fabbrica.
C’è poi mio fratello Piero, che si occupa dell’archivio fotografico e della catalogazione, e mia nipote Simona, che organizza le mostre e gli eventi culturali.

Organizza anche corsi, o altre iniziative per promuovere questa arte?

Per alcuni anni ho insegnato a lavorare al tornio alla Scuola Comunale di Ceramica di Albisola Superiore. È stata una bellissima esperienza. Attualmente non organizzo corsi ma l’attività culturale della San Giorgio è molto vivace, infatti realizziamo mostre e incontri sull’arte che vedono anche la partecipazione degli artisti che lavorano nella manifattura, oltre a critici ed esperti di settore.
Sono felice che la San Giorgio sia stata e continui a essere un punto di riferimento importante per gli artisti e per i giovani che si approcciano per la prima volta all’argilla, a volte con timido imbarazzo, necessitando quindi degli insegnamenti dei maestri artigiani.

Collaborate ancora con artisti e designer? Come?
Per la San Giorgio la collaborazione con gli artisti è fondamentale. L’arte si evolve, cambia e si rinnova, per questo accolgo sempre con grande entusiasmo gli artisti che vengono a sperimentare la ceramica, i suoi colori e le diverse tecniche. Si creano sinergie proficue e spesso sono gli artisti stessi a proporre ad altri di venire da noi a cimentarsi con l’argilla. Ad oggi sono più di duecento i pittori e gli scultori che hanno scelto i nostri forni per dare vita alle loro creazioni, e spero che le nuove generazioni continuino a frequentare Albisola come luogo ideale per fare ceramica. La scorsa settimana sembrava di essere in Germania, in fornace si parlava italiano, tedesco e inglese, ed erano ben sei gli artisti tedeschi al lavoro.

Quali sono i progetti per il futuro della sua attività?
Attualmente stiamo lavorando a un prestigioso progetto che prevede la realizzazione, da parte dell’artista Alfonso Borghi, di dodici grandi pannelli che saranno collocati a Castelnovo di Sotto (Reggio Emilia). Mi piace pensare che possano nascere nuove iniziative perché, come spesso ripeto, l’arte aggrega e crea meravigliose sinergie.

Ceramiche San Giorgio
Corso Matteotti, 5/R – Albissola Marina (SV)
poggip@libero.it
Tel: 019.482747