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Oro bianco

Agli inizi del ’700, grazie al prodigio compiuto da un chimico e da un alchimista, la Germania scopre la formula della porcellana. Può aver inizio, così, la storia di manifatture divenute leggendarie come Meissen, Nymphenburg e poi Rosenthal

Kao-ling e pai-tun-tzu˘ sono gli elementi che costituiscono, secondo i cinesi, lo «scheletro» e la «carne» della porcellana. Oggi sono comunemente conosciuti come caolino e feldspato, che assieme al quarzo vengono assemblati in un’unione alchemica all’origine della purezza e durezza del cosiddetto «oro bianco», noto in Cina sin dall’epoca T’ang (618-907). Dopo innumerevoli tentativi, nel 1708-1709 in Germania viene compiuto il prodigio a opera di E. W. Von Tschirnhaus, fisico e chimico, e dell’alchimista J. F. Böttger: insieme riescono a riprodurre una porcellana dalle caratteristiche pressoché identiche a quella cinese. Per interessamento di Augusto II detto il Forte, re di Polonia ed elettore di Sassonia, grande collezionista di porcellane e preziosi, nel 1710 viene fondata a Meissen la prima manifattura europea di porcellana dura. Quella di Augusto II non è solo una passione ma una vera ossessione, una «maladie de porcelaine», come lui stesso diceva. Geloso della scoperta, il re non permette che la ricetta venga copiata e fa trasferire la produzione delle porcellane di Meissen nel castello di Albrechtsburg, fortezza inespugnabile vicino a una miniera di caolino. Ben presto tuttavia il segreto viene svelato e fa il giro d’Europa. Si assiste così al sorgere di manifatture storiche di porcellana in centri come Limoges e Sèvres in Francia e Doccia in Italia, complice la necessaria vicinanza alle cave di caolino, roccia sedimentaria che garantisce la purezza al materiale finito. Nella manifattura di Meissen la produzione plastica è legata al nome degli scultori Kirchner prima, e Kändler poi, ed è segnata dalla realizzazione di centinaia di animali in porcellana a grandezza naturale per il cosiddetto Palazzo giapponese di Dresda. Sotto la guida di Kändler, diventato capo modellatore nel 1733, vengono ideati nuovi motivi decorativi, nuove forme per i servizi di vasellame e piccole sculture con figure orientali, tratte dalla commedia dell’arte o dalla vita quotidiana.

Oggi questa meravigliosa raccolta è conservata all’interno delle Collezioni d’arte statali di Dresda (Staatliche Kunstsammlungen Dresden), frutto della metodica attività collezionistica del principe Augusto II il Forte e poi del figlio Augusto III. La Collezione delle porcellane (Porzellansammlung) in particolare vanta pezzi che vanno dal periodo della dinastia cinese dei Ming fino ad arrivare alle porcellane giapponesi Imari e Kakiemon dei primi del XVI e XVII secolo. Con esempi di eccezionale bravura artistica la raccolta mostra anche lo sviluppo della porcellana di Meissen, dalla sua invenzione al tardo ’800. Dal 1962 il museo è ospitato nel complesso dello Zwinger e nel 2010 l’architetto newyorkese Peter Marino ha riallestito gli interni delle due gallerie a volta (Bogengalerien) e della stanza degli animali (Tiersaal) con un’innovativa soluzione che fonde il suo stile eccentrico e provocatore alla purezza degli oggetti esposti. Ma la Sassonia non è l’unica regione tedesca a disporre del segreto della porcellana. In Baviera, in particolare a Monaco, s’incontra infatti un’altra antichissima produzione: la manifattura di Nymphenburg che ha sede nell’omonimo castello. La sua istituzione risale al 1747 a cura del principe elettore Massimiliano III di Baviera. Nel 1761 avviene il trasferimento della sede nella residenza estiva della famiglia reale Wittelsbach e il cambiamento del nome in Porzellan Manufaktur Nymphenburg. Tra i pezzi simbolo della manifattura e che ancora oggi riscuotono una grande fortuna, da ricordare il teschio della collezione Memento Mori, creata nel 1756 da Ignaz Günther; il rinoceronte Clara, ispirato al primo esemplare giunto in Europa dal Bengala nel 1741; il ricco servizio da tavola in onore di Massimiliano III Giuseppe di Baviera con decorazioni floreali e farfalle. Nel ’900 la casa di porcellane collabora con grandi nomi nel mondo del design e della moda come Wolfgang von Wersin che, negli anni 30, crea la collezione Lotus e poi ancora Christian Lacroix, Elie Saab e Vivienne Westwood. Non meno celebre rispetto a Meissen e Nymphenburg è la casa Rosenthal, fondata nel 1879 da Philipp Rosenthal in Alta Franconia, a Selb. L’azienda è all’inizio specializzata solo nel decoro di porcellana bianca ma ben presto passa alla produzione vera e propria. Nel 1950 il figlio del fondatore, Philip Rosenthal, trasforma l’impresa del padre nella prima azienda di porcellane legata al design e all’arte contemporanea, coniugando tradizione e modernità e chiamando a collaborare celebri artisti come Walter Gropius, Jasper Morrison e Enzo Mari, per la linea Studio-Line, brand autonomo emanazione diretta della nuova tendenza legata all’industrial design. Ma le creazioni di design non sono l’unica cifra caratteristica di Rosenthal.

Sin dagli anni 70, molto forte è anche il legame con il mondo dell’arte, con contributi di artisti del calibro di Henry Moore, Lucio Fontana, Salvador Dalì e Andy Warhol, che creano sculture in porcellana in serie limitata e oggetti in vetro e porcellana per la Rosenthal Limited Edition Art Series. Anche il mondo della moda incrocia l’universo Rosenthal: nel 1993 nasce il primo co-branding della storia tra il fashion system e la porcellana. Gianni Versace trasmette nelle creazioni di porcellana i suoi simboli iconici come la testa di Medusa, il motivo a meandro, la ricchezza dei decori barocchi, dei colori e dell’oro zecchino. Dal 2009 lo storico marchio viene assorbito dal gruppo italiano Sambonet Paderno Industrie, che ancora oggi mantiene inalterato lo spirito originario del brand.

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